Recitare
«Per comprendere se il testo che avete scritto sia credibile,
se riesca a convincere lo spettatore, dovete provarlo e riprovarlo
con la persona che vi conosce meglio.
L’importante sarà non farle capire che state recitando.
Dalla reazione che ne riceverete, scaturirà la valenza o meno
sia dello scritto, che del vostro essere attori».
Gianmarco quella sera, finita la lezione di recitazione,
se tornò a casa e dopo poco essersi seduto a tavola,
sbattendo la forchetta nel piatto,
mentre il sugo andava a macchiare la tovaglia,
disse alla moglie:
«Non può e non deve andare avanti così! Non è giusto per noi!
Trova ora il coraggio di dirmi quello che ho dovuto scoprire per caso,
vediamo se dalla tua bocca spunterà fuori quella verità che sono anni che mi celi.
Era tutto finto, tu eri finta, ogni cosa che mi hai detto, che mi hai promesso,
ma come hai potuto?
Io non me lo meritavo, noi non ce lo meritavamo.
Perché lo hai fatto?».
La moglie, a testa bassa, ma con voce decisa, ammise di avere,
da oltre cinque anni, una relazione con il proprietario della tintoria,
un certo Cesaretto e che il marito aveva ragione,
che era arrivato il momento di farla finita
con la farsa della famiglia perfetta.
Le bastò poco, come se le valigie fossero pronte chissà da quanto.
Uscì di casa e per sempre dalla vita di Gianmarco.
Il testo era buono, la recitazione pressoché perfetta.