«Stavo provando»

«STAVO PROVANDO» E SPERO UN GIORNO DI RIUSCIRCI

«Stavo provando», un titolo che vorrei dedicarmi due volte: la prima come uomo e la seconda come scrittore. Perchè prima di emettere un qualsiasi giudizio, spero di riuscire sempre a immedesimarmi in chi mi è di fronte. Solo dopo, prendere carta e penna per raccontarlo.

«Stavo provando» mi ha ricordato di essere venuto al mondo come scrittore, grazie a una mamma. Il modo più naturale per farlo, senza dubbio. Mamma Rai ha saputo insegnarmi i rudimenti della scrittura creativa, per me che venivo dalla forma canzone. Fu amore a prima vista. Dopo aver preso parte al Laboratorio di Scrittura Creativa di RaiEri, ho avuto modo di partecipare al format radiofonico «Radio1 Plot Machine» scrivendo un racconto dal titolo «STAVO PROVANDO» e arrivando a essere incluso nell’Ebook «I RACCONTI DI RADIO1 PLOT MACHINE», presentato al Salone del Libro di Torino.

Mi piace pensare al gioco di parole che si va formando quando avvicino il mio cognome alla Rai: FIORI-RAI.

Visto che le cose belle non avvengono mai per caso, ma vengono costruite idea dopo idea, non bisogna mai dimenticarsi di chi le ha partorite (ecco tornare Mamma Rai); dietro ci sono persone che s’impegnano affinché accadano, così volevo ringraziare Vito Cioce, Marcella Sullo e Daniela Mecenate, per credere che un racconto sia ancora indispensabile ascoltarlo e per essere sempre disponibili a dare spazio alle mie pazzie letterarie.

Stavo provando a dare le spalle alla riva, a pochi metri da essa, quanto bastava per non toccare il fondo con i piedi. Ho immaginato di essere solo, la barca su cui ero, affondata, nessun rottame a cui aggrapparmi. Dopo dieci minuti ho cominciato a percepire il mondo in maniera diversa.

 

«Stavo provando a trovare un punto di vista diverso».

Questo dovrebbe essere la prima regola di uno scrittore. La banalità la lasciamo a chi non ha fantasia. Così quel giorno d’estate, dando le spalle alla riva, immaginai di ritrovarmi in mare aperto, con l’acqua alla gola e nelle narici, cercando di capire per pochi istanti, cosa debba provare un naufrago.

«Attorno a me solo una distesa di quel blu che da bambino, terminava prima che finissi di colorarlo…».

La prossima volta che farete un bagno in mare, arrivate fin dove non si tocca e date le spalle alla riva per qualche minuto. Fate finta poi che quei minuti diventino ore, giorni…

STORIA NELLA STORIA

Il caso volle che una volta uscito dall’acqua, con mille parole e sensazioni che mi giravano per la testa, me ne tornai di corsa all’ombrellone per appuntarmi ogni minimo segnale quella breve esperienza mi aveva trasmesso. Mentre ero lì che scrivevo vidi l’ombra di un venditore avvicinarsi, aveva con sé dei bellissimi cappelli “Panama”e cappelli da donna. Il vicino d’ombrellone lo chiamò per provarsi un paio di copricapo. Mentre con fare da snob, ripagava con un’espressione alquanto sostenuta la qualità della merce (è un venditore ambulante non il commesso di Borsalino), la moglie con atteggiamento ancora più becero gli pone la solita domanda che qualunque essere privo di neuroni saprebbe formulare: «Ma io mi chiedo che ci venite a fare in Italia, qua non c’è lavoro per noi, tornatevene al paese vostro». Il venditore riprese tra le mani la sua merce e si limitò a darle la più grande lezione che loro potessero ricevere (e sicuramente non capire): «In mio Paese io scappare da gente che voleva uccidermi, machete sulla schiena, sparare loro a mia famiglia. Qui io scappare solo da vostro pensiero». Non appena andato via, la signora si rivolse prima al marito e poi a me, asserendo: «Questi vengono qua a rubarci il lavoro e poi rispondono pure». Grazie a quella coppia di trogloditi riuscii a trovare il finale al mio racconto e a chiedere al bagnino di cambiarmi ombrellone.  SITO DELLA TRASMISSIONE RADIOFONICA

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(con Marcella Sullo di RadioRai1 alla presentazione del libro presso il Salone Internazionale del Libro di Torino)

 

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