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Emanuele Trevi è penna sublime, capace di concepire dei periodi così “incastonati”, da sembrare pietre preziose.
Si parla di amicizie colte, a tratti spigolose, che vivi e inevitabilmente ti senti accresciuto come persona, amicizie da cui imparare e insegnare a tua volta. C’è stato un momento di DUE VITE di Emanuele Trevi, in cui l’autore scrive di un ristorante di Roma, sulla via Ostiense (Al Biondo Tevere), famoso per essersi prestato come set cinematografico del film Bellissima di Luchino Visconti con Anna Magnani, ma soprattutto di essere stato l’ultimo luogo dove Pasolini cenò prima di essere ucciso. DUE VITE di Emanuele Trevi ha avuto la capacità di farmi venir voglia di assaggiare la cucina di quel ristorante, ma soprattutto di respirare quell’aria così pregna di cultura. Ha vinto il Premio Strega e non è un caso. Un plauso a Neri Pozza per aver creduto in questa storia. Consiglio la lettura di questa intervista a Emanuele Trevi uscita sul settimanale L’Espresso.«Coltiva barbabietole, pomodori, lattuga, cipolle, rucola, radicchi amari e un’infinità di altra ottima roba che la avvicina ogni giorno di più a una specie di autosufficienza alimentare. Ne è felice come ogni bambino che, nascosti sotto a una tavolo o dietro una tenda, godono dell’idea di essersi ricavati un mondo nel mondo. Che sia sconfinato o ridotto a pochi metri, un regno è sempre un regno».
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