IL FILO DI ERICA RECENSIONE

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DA «IL FILO DI ERICA» UNA RECENSIONE FATTA DI PAROLE CHE SCALDANO IL CUORE

Il Filo di Erica recensione libro di Alberto Fiori.

«Quanto sono belli i blog creati e gestiti con passione, per il solo gusto di divulgare e rendere il mondo un pizzico migliore. Il Filo di Erica è proprio questo e ne è una testimonianza questa recensione per come è stata curata nei minimi particolari. Perchè Il Filo di Erica è come quello di Arianna, serve a ritrovare la giusta via».

Da «Il Filo di Erica» recensione all’ultimo libro di Alberto Fiori dal titolo

«Scrivo racconti perchè l’attenzione scema».

«Alberto Fiori riesce a scrivere, per immagini spettacolari ed esplicite, storie e di conseguenza destini che chiedono d’essere ascoltati, con un surrealismo di vita vissuta. I racconti sono dunque di un’intensità visionaria e realista tale ch’è impossibile tradire degli umori velati.

Scrittura fulminea

Scrittura fulminea, addirittura pretenziosa a tratti come uno scarabocchio, caratterizzante una superficie eternamente riflettente, fuori da ogni moralismo; col tentativo di uscire dai soliti schemi a rendere visive e potenti le suggestioni, in storie che si alternano di continuo con gl’improvvisi azzeramenti dei dialoghi. I tempi della parola sono feroci, sviluppano gustose varianti tra personaggi dalla presumibile popolarità, di vasto consenso. L’autore è in grado di legare con un filo rosso degli stereotipi, non si tratta quindi solo di un accumulo dei medesimi nel segno della leggerezza. Si sfiora spesso la macchietta con l’impegno sociale e la rabbia, il coacervo di rifiuti sulla presenza umana è un emblema volutamente sgangherato. La potenza allegorica acutizza le osservazioni dei fenomeni, mentre la forma del testo resta leggibile e piacevole, pur essendo poco omogenea. Il piacere della lettura viene agevolato con muscolare, cruda spettacolarità, dov’è ben chiaro chi sono i buoni e i cattivi.

L’autore dosa ironia e introspezione

L’autore dosa ironia e introspezione specie per interrogarci su quello che ci diciamo quotidianamente, su confini da esplorare preferibilmente puntando il dito sull’impoverimento linguistico, che appiattisce il tutto… pertanto accadono imprevisti tragicomici. Varie voci mantengono una loro coerenza rischiando di sovrapporsi, impreziosendo i botta e risposta tra luoghi comuni… libro da leggere potendo partire da qualsiasi punto, grazie alla capacità dell’autore d’immergere le storie nella cruda realtà senza rinunciare a scavare nella psicologia dei personaggi per rivelarne sentimenti profondi e origini inconfessabili. Il tentativo di critica socioculturale, pur sempre apprezzabilissimo, è sospeso in universi cupi, claustrofobici, che accennano al grottesco. Libro d’impianto teatrale, ciò ch’è stato scritto è lo specchio di ciò che si fa secondo lo scrittore, ch’è come se lanciasse semplici sguardi d’immagini di parole… il titolo effettivamente non è altri che un espediente in equilibrio tra risata e indignazione, a proposito d’intime vicissitudini, su cui si potrebbe fare una macroanalisi. Il lettore può toccare l’urgenza creativa come anche rievocativa di un autore affabulante, che si contraddistingue come un piacevolissimo compagno di lettura, che con malinconica autoironia cancella il grossolano… non v’è la protervia del cantore e l’insistenza del censore, ma vivibilità e coloratezza con tutti i nervi del perbenismo di facciata allo scoperto.

Racconti mai banali

Racconti mai banali, che sviluppano momenti molto godibili, con stereotipi e cliché non forzati… libro che non cede dunque ai sentimentalismi, non esiterei a reputarlo buffo, piuttosto scherzoso dacché metaforicamente congeniale per gli amanti dei deliri. L’autore si permette di divertirsi con un lessico arrembante, talvolta coscientemente eccessivo… in una frase rischia che ci sia l’essenza dell’opera. Non mancano rimandi alla genialità sovversiva, perciò il ridicolo non ammorba mai, bensì varia, con squarci di surreale leggerezza. Permangono figure e atmosfere di attendibilità sociologica e di rappresentatività antropologica oserei dire, con una moderna semplicità e una crudele nostalgia investite persino sulle autoparodie, oltre che sui profili tracciati con familiarità e imprendibilità. Come non voler bene a quest’autore, anche solo per come rinfrescherebbe la memoria generalista al lettore da subito, ricordando il Pippone nazionale, che, sancendo la fine di ogni puntata del più classico dei programmi d’intrattenimento trasmessi sul primo canale tv nel pomeriggio del dì di festa, passava il testimone a “90° minuto”! Parole voraci data la sincerità di fondo raccolgono in momenti divertenti una pochezza riconoscibile a forza di esigere concretezza da cose stabili, forti come solo le emozioni possono essere». (L’Erudita, 2019; Pagg. 176; Prezzo: 20euro)
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