I racconti non vendono?

                Alberto Fiori scrive racconti                                 «Se i racconti non vendono allora li scrivo gratis» Non sono pazzo, tantomeno ricco, sono solo sicuro che, nell’era del Tweet, il racconto sia un ottimo modo per far tornare le persone a leggere. Nella loro brevità c’è il segreto per tornare a prendere un libro in mano.

Se i racconti non vendono… Quando anni fa lessi la raccolta «Il Momento è delicato» di Niccolò Ammaniti, m’imbattei in un’introduzione che aveva più il sapore di una sentenza. Ammaniti raccontava di quella volta (siamo nel lontano 1995) che Gian Arturo Ferrari, gran capo della Mondadori, rifiutò i suoi racconti, in quanto forma narrativa “che non fa una lira“. La frase riportata nella quarta di copertina mi aveva però dato un certo conforto, un accenno di speranza:

«Il romanzo è una storia d’amore, il racconto è la passione di una notte»

Mi sono fatto coraggio e se da un lato non smetterò di scrivere libri, tantomeno non lo farò con i racconti, anche se non vendono (visto che sarebbe l’unico modo per concedermi storie d’amore e passioni di una notte senza avere rimorsi di coscienza e alimenti da pagare). Nel racconto è racchiuso un esercizio di stile che ritornerà utile nel momento in cui andremo ad affrontare stesure ben più grandi e impegnative. I racconti, anche se non vendono, aiutano lo scrittore nella sintesi, nel focalizzare la frase e liberarla da inutili orpelli e più esso sarà breve e più sarà difficile arrivare a mettere quel punto, quella quadra che soddisfi me e soprattutto la storia.

E se i racconti che non vendono, poi diventassero libri?

Mi è capitato personalmente: addirittura la metamorfosi partì dal testo di una canzone. Se si ha la possibilità di modulare la storia a seconda dello spazio che essa stessa ti chiede, ci sono molteplici modi per farlo: testo di una canzone, poesia, racconto brevissimo, racconto breve, romanzo, saga… Credo che l’importante sia farsi da parte con il proprio ego artistico, che tu sia un musicista, uno scrittore, un pittore o chissà cosa e lasciare che l’ispirazione prenda lo spazio che le serve (non dimentichiamoci mai che siamo sempre e solo tramiti capaci di carpire sensazioni che fluttuano nell’aria. Siamo al servizio dell’opera e non viceversa). Il fatto che poi abbia voluto fortemente racchiudere alcuni miei racconti in una raccolta (Scrivo racconti perchè l’attenzione scema) era per una questione scaramantica (vuoi vedere che mi porta bene come ad Ammanniti?) e poi perchè sulla mia strada ho incontrato un editore come Giulio Perrone, che perora la causa del racconto, tanto da invitarmi spessimo nelle sue raccolte.

Se il racconto non vende, non paga

Vi siete mai chiesti perchè, malgrado la profonda crisi economica che da sempre attanaglia le arti, ogni giorno nascono nuovi artisti pronti a buttarsi a capofitto nel mercato? La risposta è una sola: «La passione». C’è una canzone di Renato Zero di tanti anni fa che dice «…siamo nati artisti, ci perdonerai» (Artisti, 1987) e finché avremo anche una sola possibilità di poter vivere della nostra arte, qualunque essa sia, staremo lì, con gli arnesi in mano a provarci (che poi é la stessa  percentuale che hai di passare un concorso pubblico). Ci chiameranno sognatori, perdigiorno, sfaticati, ma noi non ci cureremo dei benpensanti e staremo lì, cercando di creare un mondo migliore sia per noi, ma anche per loro.

Cosa sarebbe un mondo senza musica, libri, quadri, sculture, film? Ps: Ma quanto vivono male quelli che non si rendono conto che le arti sono il cibo dell’anima?

La passione per la scrittura, l’esigenza di raccontare storie, mi fa venire l’irrefrenabile voglia di fermarle su carta. La mia decisione di mettere i miei racconti gratuitamente su questo sito è quella di renderli disponibili nell’immediato, di non aspettare. Oggi si parla di trend-topic (argomento di tendenza), le informazioni sono in continuo aggiornamento e allora perchè uno scrittore deve attendere? Per raccontare la quotidianeità, bisogna essere altrettanto quotidiani.

Dov’è il trucco?

Qualcuno ha cercato di analizzare tempo fa questi miei ragionamenti, arrivando a teorizzare le fasi della mia carriera: «Scrivi racconti – li rendi gratuiti sul tuo sito – speri che la gente li legga – così quando farai uscire un libro hai già la tua nicchia pronta a comprarlo – diventi ricco – ti atteggi». Fino alla questione della “nicchia pronta a comprarlo” potrebbe essere anche vero, diciamo consequenziale, ma tutto è legato al fatto che in un mondo di contenuti in continua evoluzione, era doveroso provare a creare qualcosa che mi aiutasse a esprimermi senza aspettare. Odio tenere le cose nel cassetto, già c’è il mio romanzo a occupare gran parte dello spazio, quel figlio che non farò uscire finchè non ci sarà un editore che assecondi i miei deliri editoriali (anche io so aspettare). Riguardo gli ultimi due punti: sul diventare ricco dovrei azzeccare almeno tre bestseller, dai quali tirare fuori almeno due film e tre serie tv; sul fatto di atteggiarmi, lo farei solo con quelli che mi chiamavano un tempo perdigiorno, sognatore e sfaticato, ma solo per far capire loro che la fortuna non si tenta solo con il Superenalotto o un Gratta & Vinci, ma anche creando e investendo su se stessi (diciamo un Arte & Vinci).

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